Tragico evento nella giornata del 6 luglio 2025 in zona Magliana a Roma, dove un operaio italiano di 56 anni è stato colto da malore mentre lavorava nel cortile di un’azienda, presumibilmente a causa dell’improvviso aumento delle temperature, e purtroppo è deceduto.
La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo allo scopo di verificare eventuali omissioni nella tutela della sicurezza sul lavoro.
Secondo quanto ricostruito, l’uomo era impegnato in attività manutentive in un cortile aziendale all’aperto, esposto ai raggi solari senza coperture adeguate.
Il luogo di lavoro non disponeva di sistemi di ombreggiamento e le superfici, insieme alle attrezzature metalliche presenti, contribuivano a creare un microclima ancora più caldo.
Le temperature massime in città quel giorno hanno toccato i 37 °C, con un indice di calore percepito superiore ai 40 °C.
In questo contesto, il corpo umano fatica a mantenere la temperatura interna entro i limiti fisiologici, aumentando sensibilmente il rischio di colpo di calore.
Il colpo di calore è una condizione potenzialmente letale che si verifica quando il sistema di termoregolazione corporea non è più in grado di dissipare il calore accumulato.
Si manifesta quando la temperatura interna supera i 40 °C, con sintomi come mal di testa, confusione mentale, perdita di coscienza, convulsioni e, nei casi più gravi, insufficienza multiorgano. È una delle emergenze mediche più temute nelle ondate di calore estive e, senza un intervento immediato, può avere esiti fatali in una percentuale di casi superiore al 30 per cento.
Il quadro normativo vigente, stabilito dal Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro (D.lgs. 81/2008), impone al datore di lavoro l’obbligo di valutare anche i rischi derivanti da stress termico, adottando le necessarie misure preventive.
Tra queste rientrano la programmazione di turni in fasce orarie meno critiche, pause frequenti in aree ombreggiate, la fornitura di acqua fresca e la formazione dei lavoratori e dei preposti al riconoscimento dei segnali precoci di malessere dovuto al caldo.
È inoltre fondamentale predisporre procedure per l’emergenza, che prevedano il raffreddamento rapido del soggetto colpito già in attesa dei soccorsi sanitari.
Nel caso specifico, l’operaio si è accasciato improvvisamente.
I colleghi hanno immediatamente allertato il 118 e tentato di soccorrerlo, ma all’arrivo dell’ambulanza le sue condizioni erano già gravissime e i sanitari non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.
Secondo i primi accertamenti, l’uomo non soffriva di patologie note che potessero giustificare un arresto cardiocircolatorio improvviso, il che rafforza l’ipotesi di un decesso correlato all’eccessiva esposizione al caldo.
Come ci ha spiegato l’Avv. Alessandro Buccilli, probabilmente l’indagine preliminare per omicidio colposo condotta dalla Procura punta ad accertare se il datore di lavoro avesse effettivamente predisposto tutte le cautele richieste dalla legge in presenza di un’ondata di calore ampiamente prevista e segnalata dalle autorità meteo.
Si tratta di un episodio che riporta l’attenzione su un problema sempre più rilevante: gli infortuni e le morti sul lavoro legati alle condizioni climatiche estreme sono in costante aumento, complice il cambiamento climatico e la maggiore frequenza delle ondate di calore.
L’Italia, in particolare nei settori edilizio, agricolo e della logistica, registra ogni anno decine di casi simili, con un impatto devastante per le famiglie delle vittime e pesanti ricadute legali e reputazionali per le imprese coinvolte.
Il caso di Roma mette quindi in evidenza l’urgenza di un maggiore impegno da parte delle aziende per garantire condizioni di lavoro più sicure, specie nei periodi dell’anno più critici.
L’esito dell’inchiesta chiarirà se nel caso specifico siano state adottate le misure preventive previste o se la tragedia poteva essere evitata.

